VAL MAR
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Fabbrica della morte ,uccide da oltre 60 anni ,causa incuria e incapacità dei politici italiani.
Nella prima perizia sulle emissioni, si legge che nel 2010 Ilva aveva emesso in aria le seguenti sostanze convogliate (tabella A-1 della perizia)[33]:
4.159.300 kg di polveri;
11.056.900 kg di diossido di azoto;
11.343.200 kg di anidride solforosa;
7.000 kg di acido cloridrico;
1.300 kg di benzene;
338,5 kg di idrocarburi policiclici aromatici;
52,5 g di benzo(a)pirene;
14,9 g di policlorodibenzodiossine (abbreviato in diossine) e policlorodibenzofurani;
280 kg di cromo III (cromo trivalente);
Inoltre, da dichiarazione E-PRTR della stessa ILVA (tabella C-1 della perizia):
172.123.800 kg di monossido di carbonio;
8.606.106.000 kg di biossido di carbonio;
718.600 kg di composti organici volatili non metanici;
8.190.000 kg di ossidi di azoto;
7.645.000 kg di anidride solforosa;
157,1 kg di arsenico;
137,6 kg di cadmio;
564,1 kg di cromo;
1.758,2 kg di rame;
20,9 kg di mercurio;
424,8 kg di nichel;
9.023,3 kg di piombo;
23.736,4 kg di zinco;
15,6 g di diossine;
337,7 kg di idrocarburi policiclici aromatici;
1.254,3 kg di benzene;
356.600 kg di cloro e composti organici;
20.063,2 kg di fluoro e composti organici;
1.361.000 kg di polveri.
A tali emissioni convogliate, vanno aggiunte tutte quelle non convogliate, cioè disperse in modo incontrollato, la cui quantità è riportata nelle tabelle A-III, B-III, C-III, D-III, E-III, F-III, G-III, H-III, I-III della stessa perizia, e che riguardano tutte le suddette sostanze, in aggiunta ad acido solfidrico, vanadio, tallio, berillio, cobalto, policlorobifenili (PCB) e naftalene. La fuoriuscita di gas e nubi rossastre dal siderurgico (slopping) è un fenomeno documentato dai periti chimici e dai NOE di Lecce.[34] Come da risposta al quesito II della perizia sulle emissioni, la diossina accumulata negli anni nel corpo degli animali, abbattuti gli anni precedenti proprio perché contaminati, è risultata la stessa presente negli elettrofiltri dei camini del polo siderurgico.
Per quanto riguarda la diossina, gli impianti dell'Ilva ne emettevano nel 2002 il 30,6% del totale italiano, ma sulla base dei dati INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) del 2006, la percentuale sarebbe salita al 92%, contestualmente allo spostamento in loco delle lavorazioni "a caldo" dallo stabilimento di Genova[35]. Secondo le rilevazioni degli ultimi anni le emissioni di diossina dell'acciaieria si sono ridotte ad alcuni grammi l'anno. Va però tenuto in considerazione il fatto che il Registro INES, non prevedendo all'epoca sanzioni per omesse dichiarazioni, è molto poco rappresentativo della situazione di quel periodo. I dati relativi al 2006, ad esempio, registravano le dichiarazioni di meno di 700 aziende, sulle oltre 7.000 che - secondo le stime - sarebbero state tenute a presentarle. Inoltre solo 5 avevano comunicato al registro di emettere diossina[36]. L'incidenza del 92% era quindi calcolata su tale esiguo numero di aziende. Ilva, nelle sue dichiarazioni ufficiali, indicava nel 21% sul totale italiano la percentuale di diossine emessa dall'impianto di Taranto. Va tuttavia aggiunto che l'Ilva aveva sempre sottostimato la diossina, dichiarandone al registro INES meno di 100 grammi all'anno, quando invece le rilevazioni Arpa ne avevano riscontrato circa 172 grammi anno nelle misurazioni del 2008. Le ultime rilevazioni rese pubbliche dall'Arpa Puglia, comunque, confermano il progressivo miglioramento della situazione. Dal 1994 al 2011 si è passati da 800 a 3,5 grammi di diossine all'anno. La media di emissione annuale di diossine e furani, nello stabilimento Ilva di Taranto, è stata nel 2011 pari a 0,0389 ngTEQ/Nm3, inferiori al limite di 0,4 stabilito dalla legge regionale “anti-diossina” (l.r. n. 44/2008). Tale risultato non deriva da un campionamento effettuato in continuo, ma dalle tre campagne di misurazione annuali previste dalla legge della durata di 8 ore ciascuna e previo preavviso nei confronti dell'azienda[37].
Fonte wiki