Acciaierie d'Italia - Taranto, TA

Indirizzo: Via Appia SS km 648, 74123 Taranto TA, Italia.
Telefono: 3804319032.
Sito web: acciaierieditalia.com.
Specialità: Produttore di acciaio.
Altri dati di interesse: Ingresso accessibile in sedia a rotelle, Parcheggio accessibile in sedia a rotelle.
Opinioni: Questa azienda ha 204 recensioni su Google My Business.
Media delle opinioni: 1.7/5.

Posizione di Acciaierie d'Italia

Acciaierie d'Italia è un'importante azienda produttrice di acciaio situata a Taranto, in Italia.

Indirizzo: Via Appia SS km 648, 74123 Taranto TA, Italia.

Puoi contattarli al seguente numero di telefono: 3804319032.

Per saperne di più sulla loro attività, visita il loro sito web: acciaierieditalia.com.

Acciaierie d'Italia offre la possibilità di accesso in sedia a rotelle sia all'ingresso che al parcheggio, rendendola inclusiva per tutti.

Al momento, l'azienda ha ricevuto un totale di 204 recensioni su Google My Business, con una media di 1.7/5.

Nonostante la media delle recensioni non sia alta, ci sono molte ragioni per considerare Acciaierie d'Italia per le tue esigenze di produzione di acciaio.

Innanzitutto, la loro lunga storia e esperienza nell'industria dell'acciaio li rendono un partner affidabile per la tua attività. In secondo luogo, la loro posizione strategica a Taranto offre un facile accesso ai mercati nazionali e internazionali.

Se stai cercando un produttore di acciaio affidabile e con una posizione vantaggiosa, ti consigliamo di visitare il sito web di Acciaierie d'Italia e di metterti in contatto con loro per saperne di più sulla loro attività e su come possono aiutarti a soddisfare le tue esigenze di produzione di acciaio.

Recensioni di Acciaierie d'Italia

Acciaierie d'Italia - Taranto, TA
VAL MAR
1/5

Fabbrica della morte ,uccide da oltre 60 anni ,causa incuria e incapacità dei politici italiani.
Nella prima perizia sulle emissioni, si legge che nel 2010 Ilva aveva emesso in aria le seguenti sostanze convogliate (tabella A-1 della perizia)[33]:

4.159.300 kg di polveri;
11.056.900 kg di diossido di azoto;
11.343.200 kg di anidride solforosa;
7.000 kg di acido cloridrico;
1.300 kg di benzene;
338,5 kg di idrocarburi policiclici aromatici;
52,5 g di benzo(a)pirene;
14,9 g di policlorodibenzodiossine (abbreviato in diossine) e policlorodibenzofurani;
280 kg di cromo III (cromo trivalente);
Inoltre, da dichiarazione E-PRTR della stessa ILVA (tabella C-1 della perizia):

172.123.800 kg di monossido di carbonio;
8.606.106.000 kg di biossido di carbonio;
718.600 kg di composti organici volatili non metanici;
8.190.000 kg di ossidi di azoto;
7.645.000 kg di anidride solforosa;
157,1 kg di arsenico;
137,6 kg di cadmio;
564,1 kg di cromo;
1.758,2 kg di rame;
20,9 kg di mercurio;
424,8 kg di nichel;
9.023,3 kg di piombo;
23.736,4 kg di zinco;
15,6 g di diossine;
337,7 kg di idrocarburi policiclici aromatici;
1.254,3 kg di benzene;
356.600 kg di cloro e composti organici;
20.063,2 kg di fluoro e composti organici;
1.361.000 kg di polveri.
A tali emissioni convogliate, vanno aggiunte tutte quelle non convogliate, cioè disperse in modo incontrollato, la cui quantità è riportata nelle tabelle A-III, B-III, C-III, D-III, E-III, F-III, G-III, H-III, I-III della stessa perizia, e che riguardano tutte le suddette sostanze, in aggiunta ad acido solfidrico, vanadio, tallio, berillio, cobalto, policlorobifenili (PCB) e naftalene. La fuoriuscita di gas e nubi rossastre dal siderurgico (slopping) è un fenomeno documentato dai periti chimici e dai NOE di Lecce.[34] Come da risposta al quesito II della perizia sulle emissioni, la diossina accumulata negli anni nel corpo degli animali, abbattuti gli anni precedenti proprio perché contaminati, è risultata la stessa presente negli elettrofiltri dei camini del polo siderurgico.

Per quanto riguarda la diossina, gli impianti dell'Ilva ne emettevano nel 2002 il 30,6% del totale italiano, ma sulla base dei dati INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) del 2006, la percentuale sarebbe salita al 92%, contestualmente allo spostamento in loco delle lavorazioni "a caldo" dallo stabilimento di Genova[35]. Secondo le rilevazioni degli ultimi anni le emissioni di diossina dell'acciaieria si sono ridotte ad alcuni grammi l'anno. Va però tenuto in considerazione il fatto che il Registro INES, non prevedendo all'epoca sanzioni per omesse dichiarazioni, è molto poco rappresentativo della situazione di quel periodo. I dati relativi al 2006, ad esempio, registravano le dichiarazioni di meno di 700 aziende, sulle oltre 7.000 che - secondo le stime - sarebbero state tenute a presentarle. Inoltre solo 5 avevano comunicato al registro di emettere diossina[36]. L'incidenza del 92% era quindi calcolata su tale esiguo numero di aziende. Ilva, nelle sue dichiarazioni ufficiali, indicava nel 21% sul totale italiano la percentuale di diossine emessa dall'impianto di Taranto. Va tuttavia aggiunto che l'Ilva aveva sempre sottostimato la diossina, dichiarandone al registro INES meno di 100 grammi all'anno, quando invece le rilevazioni Arpa ne avevano riscontrato circa 172 grammi anno nelle misurazioni del 2008. Le ultime rilevazioni rese pubbliche dall'Arpa Puglia, comunque, confermano il progressivo miglioramento della situazione. Dal 1994 al 2011 si è passati da 800 a 3,5 grammi di diossine all'anno. La media di emissione annuale di diossine e furani, nello stabilimento Ilva di Taranto, è stata nel 2011 pari a 0,0389 ngTEQ/Nm3, inferiori al limite di 0,4 stabilito dalla legge regionale “anti-diossina” (l.r. n. 44/2008). Tale risultato non deriva da un campionamento effettuato in continuo, ma dalle tre campagne di misurazione annuali previste dalla legge della durata di 8 ore ciascuna e previo preavviso nei confronti dell'azienda[37].
Fonte wiki

Acciaierie d'Italia - Taranto, TA
Nicola Pavia
1/5

Anno 2017. Un paese civile ha a cuore la salute dei suoi cittadini, fa una seria programmazione economica e riconverte i siti industriali obsoleti. In un paese civile l'Ilva di Taranto non esisterebbe più da un pezzo.
Aggiornamento al 2020: la stabilimento ArcelorMittal Italia di Taranto produce perdite per 100milioni di euro al mese, continua a inquinare, a causare malattie e morte e lo Stato italiano si appresta a riprenderselo.
Una vergogna planetaria. È una fabbrica assassina legalizzata.
Aggiornamento al 2024: anche con la complicità del nuovo mentecatto governo italiano di estrema destra, l'acciaieria ex Ilva, ex Arcelormittal e oggi Acciaierie d'Italia, continua imperterrita a inquinare e assassinare la città di Taranto (in primis i suoi dipendenti), ovviamente continuando a produrre in perdita, ma in Italia che è una Repubblica Antidemocratica fondata sulle Banane e sulle Onorate Società, è tutto normale.
Da voltastomaco.

Acciaierie d'Italia - Taranto, TA
Rita Lazzàro
3/5

Acciaierie presenti dagli anni '60 hanno un grande impatto ambientale, anche se importanti dal punto di vista lavorativo, per Taranto e provincia

Acciaierie d'Italia - Taranto, TA
David Fiucci (David Fiucci)
2/5

Tanti problemi poco personale molto volenteroso un vero peccato per un impianto storico

Acciaierie d'Italia - Taranto, TA
Angelo Paradiso
1/5

Non si respira passandoci accanto

Acciaierie d'Italia - Taranto, TA
Aldo Iorio
1/5

L' Azienda inquina moltissimo e sta cadendo a pezzi e quindi va chiusa, ma coloro che dicono che devono essere re-impiegati gli operai per fare le bonifiche,parlano a vanvera.Ci sono aziende che sono qualificate per fare questo e che hanno i loro operai. E' come se in sala operatoria un intervento al ginocchio invece di farlo un ortopedico lo fà un ginecologo.

Acciaierie d'Italia - Taranto, TA
Federico C
1/5

Cioè per capire che questa cosa è un problema per la città basta vedere il satellite, appare come una gigantesca macchia nera, come un tumore in una lastra radiografica. Non penso che renda questa città più ricca perchè comunque distrugge il turismo, la produzione agroalimentare (che sono la punta di diamante dell'Italia e rendono molto di più che la lavorazione dei metalli che i cinesi possono fare a 1/10 del prezzo). Inoltre pesa sulla sanità, un ciclo di chemio costa 35.000€ a persona. L'ILVA è economicamente insostenibile, va chiusa.

Acciaierie d'Italia - Taranto, TA
Willy 1
2/5

Dio mio che squallore. Provate a guardare Taranto nella sua interezza tramite la pianta satellitare di Google maps, sembra un paesaggio lunare. Qui, in connubio con una città, che intendiamo convenzionalmente un insediamento costituito da abitazioni civili in cui risiedono uomini, donne e bambini, si fece la scelta di impiantare un centro siderurgico nel quale, oltre a fornire posti di lavoro, si doveva applicare ogni principio di sicurezza ambientale, poi aggiornando e rinnovando costantemente secondo i più innovativi apporti tecnici che il progresso via via consentiva. Presupposto ancora una volta sputtanato in nome del tornaconto del privato e dell'assenza del pubblico. È così tutto, in Italia. Autostrade, ponti e vie di scorrimento in dissoluzione con morti per crolli, data l' assenza premeditata di manutenzione da parte di privati golosi e politici miopi; anche Venezia affonda non per eccezionalità o fatalità ma per omissioni statali, dissesto idrogeologico esteso a tutto il territorio nazionale per lo stesso motivo. E qui mi fermo augurando ai dipendenti Italsider, a quelli del relativo indotto e agli abitanti di Taranto di poter trovare un minimo di serenità interiore, di speranza economica e di politici che, almeno una volta, supportino con coscienza e lealtà. Con un monito. Credete ai politici statali chi vi stanno supportando ma, verificateli con attenzione e senso critico, esigete rilevanti risultati positivi e, se non arrivassero, non perdonate!

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